Buio… Click… una luciferina luce rossa illumina una piccola stanza.
Un leggero odore di aceto ed un lieve sentore di uovo marcio nell’aria, odori chimici, sospesi. Un vecchio lavello, vaschette di plastica, un vecchio ingranditore su un lato del tavolo da lavoro, pinze in plastica e strumenti vari. Vari spaghi tesi tra una parete e l’altra, appesi con mollette da bucato dei negativi e delle stampe messe ad asciugare.
Una vecchia credenza, sui ripiani scatole di cartone con la scritta Ilford, Agfa.
E’ qui che si compie la “magia”. Luce, alchimia, e passione.
Questa era la mia piccola camera oscura di tanti, tanti anni fa.
Ero un ragazzino con una grande passione per la fotografia, oggi ancor più consolidata.
Fin da piccolo, guardando i libri fotografici che riposavano nelle librerie di casa, mi era scattato qualcosa dentro. Poi mio padre mi regalò una sua vecchia macchina fotografica a pozzetto, una RicohFlex 6x6, me la ricordo ancora benissimo.
Abitavo a Firenze, rione di San Frediano, zona popolare, botteghe di artigiani e restauratori.
Lì ho cominciato a scattare le prime foto, in giro per i vicoli.
Ricordo ancora gli odori di colla, vernici e legno; difficile dimenticare gli odori, si depositano nell’anima.
E così ho cominciato a sviluppare i miei negativi in bianco e nero e stamparli. Quanti errori le prime volte e che gioia quando riuscivo a stampare bene e vedere quello che avevo fotografato. Poi la tecnica si è affinata e gli errori sono molto diminuiti.
Ho cominciato con le sperimentazioni, a farmi gli sviluppi per i negativi e le stampe; più contrasto, meno contrasto, morbidezza dei grigi, neri saturi, dalla grana di stampa finissima alla grossa, che divertimento, quanta esperienza.
Altre macchine fotografiche mi sono passate fra le mani, stessa passione. Poi è arrivato il digitale, ma questo è un altro fotografare.
Ma solo chi ha provato l’analogico, chi si è macchiato le dita di sviluppo, chi ha respirato i vapori di acido acetico del fissaggio, chi ha visto apparire l’immagine su un cartoncino bianco può capire lo stupore e la bellezza della fotografia.
L’occhio vede il soggetto e lo scatto lo blocca sulla pellicola, poi i tuoi occhi e la tua mente devono immaginare il positivo da una immagine negativa proiettata in rosso sulla carta, non facile; ma è con lo sviluppo della stampa che arriva la meraviglia, immagine prima evanescente poi solida, ed è allora che noti i particolari che all’inizio l’occhio non aveva focalizzato.
Magia, pura magia.
E come la stampa fotografica per me è stata magia leggere questo libro di Manuel, il soggetto è la fotografia e tutto intorno i particolari, le ricche e documentate citazioni, l’analisi approfondita e variegata dell’arte fotografica perché di arte si tratta; un approccio diretto e filosofico.
Si parla dei grandi fotografi, tanti gli argomenti trattati dalla foto giornalistica, al reportage di guerra, alla foto artistica ecc. e tutte le sue forme e ramificazioni e sempre in modo chiaro, approfondito ed esaustivo perché la fotografia non è un semplice click ma è qualcosa di più profondo, che bisogna saper leggere ed interpretare.
Nella foto non c’è solo l’immagine ma anche il pensiero e l’emozione che il fotografo vuole trasmettere, il tutto in una infinitesima particella di tempo... click.
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