MONICA (1958 - 2012)



Intorno a me solo arido deserto di ombre,

i miei occhi asciutti come questo caldo vento.

Le parole non dette ed il tempo che è passato,

ricordi lontani, nascosti, evitati,

di una vita che è una clessidra,

come questa sabbia che fugge dalle mie dita.

Adesso ho deciso di scriverti una lettera

con le parole che ho dovuto scavare.

L'ho consegnata ad una nuvola

che prima o poi, vedrai, ti troverà

e leggendotela si aprirà finalmente

in un silenzioso pianto.

Tutte le mie lacrime nella pioggia.



di tutte le ferite che mi hanno lasciato delle cicatrici, questa è la più brutta

POLITICAMENTE SCORRETTO



Adesso posso dirlo: mi sono rotto le palle del politicamente corretto. Abbiamo perso il senso delle cose, la giusta misura, la ragione, il raziocinio.
Tutto deve essere omologato, carino, mai offensivo per le centomila sensibilità diverse, preconfezionato, rispettoso. E porgi l'altra guancia.

A volte, fa bene contare fino a cento e cercare di ragionare, mediare, tollerare.
Altre volte è preferibile la scorciatoia di un sano e liberatorio vaffanculo. Che è la libertà di esprimere le proprie opinioni, pagandone, al limite le conseguenze.
In questo mi ritengo da sempre politicamente scorretto e se necessario ti rompo il naso. E mai porgerò l'altra guancia.






UN BOLERO DI SOLITUDINE

 

Ti ho accompagnata davanti alla chiesa per la tua messa serale, io non entro, non credo negli dei creati dagli uomini. La piccola chiesa è di fronte al mare. Attraverso la strada e mi incammino lento sulla spiaggia in questo tardo tiepido pomeriggio di primavera. Non c'è nessuno, non è ancora stagione. Nessun fastidioso rumore umano. Mi siedo sulla sabbia davanti al mare. E' ancora calda, piacevole. E guardo il sole che sta tramontando nei miei pensieri, nella sua emozionante bellezza. Leggere onde si appoggiano sul bagnasciuga in un lento ritmo continuo. Il canto delle onde in una calda voce arancione di luce. Una tiepida brezza di mare ha preso il posto del vento di terra portandomi profumi di salsedine e di viaggi sognati. Una pennellata di acquerello col colore della malinconia mi carezza l’anima, come un bolero di solitudine profondo come il mare davanti a me. La saudade brasiliana che noi occidentali non riusciremo mai a capire. Ma non è tristezza, è anzi piacevole questa malinconia, perché davanti al mare io mi arrendo e lascio che mi ripulisca la mente dalle brutture di questo mondo. Prendo un pugno di sabbia e lo lascio scorrere tra le mie dita. Come la mia vita che scorre e che finirà, sono già un bel po’ avanti. Quanti granelli di sabbia ci sono in un pugno? la sabbia scorre lentamente. Vorrei contarli per gli anni che mi restano. Sono una clessidra di carne e ossa. Ogni granello un minuto della mia vita. Allora la mia vita fino ad adesso è composta da 34.689.600 granelli di sabbia. Sembrano tanti, poi guardo la spiaggia, quanti granelli di vita ci sono in questa spiaggia? Nel mio pugno di sabbia ci sono granelli di tristezza, di gioia, di amore, di errori, di esaltazione, di amicizia, di piacere, di lacrime e risate, di orrore e paure, di cose dette e non dette, di bugie e verità, di sbagli e cazzate, di sesso e amore, di scelte giuste anche se sofferte, di assenza di rimorsi e di rimpianti, di ricordi che come queste onde mi lambiscono il cuore. Di vita vissuta. Qualche gabbiano passa sopra di me veleggiando silenzioso nella brezza marina. Da dove vieni, dove vai? Quante sirene hai visto? Quanti capitani Achab? Il sole lento scende all’orizzonte, nella mente faccio partire una colonna sonora perfetta per questo momento che vorrei fermare per sempre. Un’istantanea di pace e gioia e consapevolezza. Di quanto mi sento piccolo e insignificante davanti a questa immensa poesia della natura. Fermati qui sole. Fermati adesso. Attraversami con questa luce dorata. Guarda il sorriso sulle mie labbra. Cosciente che sono dentro a una cornice, ma non sono la cornice. E che per essere quadro devo cercare i pennelli giusti ed i giusti colori. Voglio ubriacarmi col profumo del mare, stordito addormentarmi sotto una coperta di stelle con la luna che mi guarda benevola e materna e risvegliarmi su questa spiaggia col sole che rinasce e mi accarezza col suo calore. E riascoltare il canto delle onde in un altro bolero di solitudine. Così, per sempre. Fino al prossimo tramonto. Ma la messa è finita, i fedeli escono e tu mi stai aspettando. Il sole ormai è solo una sfumatura di colore. Mi pulisco la mano dalla sabbia della mia vita. E ti raggiungo, un bacio, ti prendo per mano. Stasera ho voglia di pizza e birra. Va bene così.